La storia è nota: un’impresa fallisce per bancarotta fraudolenta e delocalizza in Polonia per continuare i suoi profitti mandando a casa trecento lavoratori. Quello che sembrava impossibile però accade: alcuni lavoratori e lavoratrici si autorganizzano, si prendono cura del luogo abbandonato, reinventano attività e l’idea di lavoro, trasformano quello che era un sito industriale in un luogo di relazioni sociali meraviglioso nonostante mille difficoltà. Associazioni, cooperative, università, uomini e donne di diversi angoli del mondo, perfino alcune istituzioni non possono che riconoscere il percorso della fabbrica recuperata più nota in Italia, RiMaflow. Ora polizia locale e tecnici del Comune di Trezzano sul Naviglio si divertono a fare ispezioni nella fabbrica (è noto che tutte le grandi imprese sono oggetto di seri e costanti controlli…), a trovare irregolarità, a giocare al legalismo parlando di sequestro delle attività e di sanzioni penali e amministrative. Forse a qualcuno non è chiaro ciò che è davvero cambiato da cinque anni a questa parte: donne e uomini, prima braccia da lavoro, hanno ricominciato a coltivare la propria capacità autonoma di decidere della vita, un punto di non ritorno

Una delegazione di RiMaflow al consiglio comunale di Trezzano sul Naviglio
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di RiMaflow
RiMAFLOW È UN BENE COMUNE
LA MOBILITAZIONE PER OTTENERE LA REGOLARIZZAZIONE CONTINUA
Tutte le istituzioni, le università, istituti di ricerca internazionale e persino le più alte autorità morali come la Santa Sede hanno attribuito a RiMaflow un alto valore sociale per il recupero di una fabbrica chiusa e abbandonata.
La regolarizzazione di attività produttive che hanno dato vita a oltre novanta posti di lavoro è la richiesta avanzata da sempre da parte dei lavoratori e delle lavoratrici e un contratto di comodato – e poi di locazione – è per tutti i soggetti che siedono al tavolo presso la Prefettura (Comune, Unicredit Leasing, RiMaflow e Prefettura stessa) la condizione di base. Ogni ispezione oggi, come quella dello scorso 27 giugno, non può quindi che registrare ancora “irregolarità”, va da sé.
D’altro canto, il testo-base del Protocollo tra le parti assunto dalla Prefettura è quello proposto dalla Cooperativa RiMaflow. Il Comune di Trezzano l’ha approvato, con limitate modifiche che noi abbiamo accolto, ma non così la proprietà – Unicredit Leasing – essenzialmente a causa di un contenzioso legale con l’immobiliare Virum che avrebbe tuttora il possesso dell’area: tesi a verbale dell’ultimo incontro in Prefettura.
Tutto ciò che era in potere della Cooperativa (regolarizzazione dei lavoratori e diverse norme di sicurezza e antincendio) è stato realizzato e documentato. Ora spetta alle istituzioni tutte e a Unicredit Leasing passare dalle parole ai fatti e garantire la condizione per richiedere le autorizzazioni mancanti: il contratto.
Ancor prima dell’incontro con l’Amministrazione comunale dei giorni scorsi (incontro da noi sollecitato e prontamente concesso), la Cooperativa ha chiesto incontri a tutti gli attori in campo: da Unicredit Leasing a Città metropolitana di Milano, nonché – con tre atti successivi – alla Prefettura stessa, sede eletta per la sottoscrizione del Protocollo.
Noi abbiamo fatto la nostra parte, non aspettando che il lavoro ci piovesse in testa dopo il licenziamento. E oggi il sito industriale di via Boccaccio non è né uno dei locali abbandonati da UniCredit, come quello in piazza San Lorenzo, né, ancora peggio, un’altra De Malena a Trezzano (esempi di degrado ambientale, pericolo per la comunità e abbandono).
Gli altri (imprese e istituzioni a tutti i livelli) hanno tutti la coscienza a posto? Auspichiamo che il positivo colloquio con il vicesindaco Spendio e la Giunta comunale possa consentire di arrivare alla regolarizzazione che – a detta di tutti – è sempre stata un punto di arrivo, senza iniziative traumatiche che vanificherebbero gli sforzi di anni da parte dei lavoratori e di tutti i soggetti che hanno a cuore il diritto al lavoro e alla dignità delle persone.
I lavoratori e lavoratrici RiMaflow
Trezzano sul Naviglio, 20 luglio 2017