di Saverio Tommasi
Avevano una maglietta nera perché a stamparci sopra si vede meglio, se la scritta che ci stampi è bianca. Erano in tre ed erano tutti e tre sordi, uno italiano e due coreani. E avevano pure il biglietto, quando si sono avvicinati all’ingresso dell’Expo e un furbissimo uomo in divisa li ha fermati. Perché tre è un’aggregazione sospetta, e le magliette nere una prova che sei un Black Bloc. Giusto, vero? Invece sbagliato, e loro hanno spiegato le loro ragioni, non a gesti ma in lingua dei segni, sia italiana che coreana, ma l’uomo in divisa non parlava. E gli ha sequestrato le magliette.
Da questa vicenda traggo quattro insegnamenti:
1) Se sei un uomo in divisa e non sai cosa significa “deaf” (“sordo”) puoi cercarlo su google translate.
2) (google translate puoi utilizzarlo anche se non hai una divisa).
3) Se hai una divisa e non capisci la differenza fra una persona che parla la lingua dei segni e un black bloc che ti prende per il culo muovendo le braccia a caso, capisco perché a Genova hanno manganellato quelli con le braccia alzate e hanno lasciato fare i gruppi neri mentre sfasciavano la città (perché c’è sempre un buon motivo per ricordare le responsabilità istituzionali “della più grave sospensione dei diritti democratici dalla fine della Seconda guerra mondiale”).
4) Con la loro maglietta i tre uomini stavano protestando per l’impreparazione dell’Expo rispetto all’accoglienza delle persone sorde. Direi che questa storia, comunque la si voglia interpretare, è l’emblema della loro ragione.