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Parco agricolo sud di Milano

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di Paolo Cacciari*

Una felice intuizione urbanistica di oltre vent’anni fa, sostenuta da numerose associazioni locali, portò alla costituzione del Parco Agricolo Sud di Milano (www.assoparcosud.org, www.parcoagricolosudmilano.it). Un grande semianello dall’Adda al Ticino, comprendente sessantuno comuni a prevalente vocazione agricola. Un polmone verde che avrebbe dovuto riequilibrare il rapporto tra la metropoli e la campagna salvando marcite e fontanili, cascine e altri luoghi della civiltà contadina lombarda, ma anche un settore agroalimentare composto, allora, prima della crisi, da 1.400 aziende e 4.000 unità lavorative.

Inutile dire che l’Ente Parco (passato sotto l’egida dalla Provincia alla Città metropolitana) e alcune amministrazioni comunali virtuose (Cesano Boscone, Corsico, Pieve Emanuele, Rozzano, Locate Triulzi, Rosate, Cusago e altre) non sono bastati a fermare la colata di cemento e asfalto che si dirama da Milano. Ultimi affronti le Tangenziali Esterne Ovest (per ora bloccata) ed Est (già in opera), la disseminazione di impianti di biogas, le trivellazioni alla ricerca del metano e persino il Centro Europeo di Ricerca Biomedica, come se non vi fossero a Milano aree dismesse da recuperare.

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Ma ciò che conta è che il Parco ha messo in moto un processo di reciproco interesse tra cittadini inurbati e agricoltori. I primi sempre più scontenti del cibo spazzatura che trovano nei supermercati, i secondi strangolati dall’intermediazione commerciale e dalle pratiche produttive intensive industrializzate. Sono nate così esperienze di collaborazione tra gruppi di acquisto solidale e aziende. In provincia di Milano i Gas attivi sono 170 di cui almeno 70 hanno relazioni con le aziende del Parco, 25 delle quali si sono convertite al biologico. I Gas funzionano da aggregatori della domanda e da sostegno alle produzioni di qualità. Un rapporto solidale e conviviale che si realizza concretamente organizzando, ad esempio: la raccolta diretta dei prodotti presso l’azienda (sul modello del pik-your-own); le filiere corte integrate e biologiche di ortaggi, frutta e formaggio e del pane (dalla scelta delle sementi, alla coltivazione del grano, alla produzione della farina fino alla panificazione); gli strumenti logistici per la raccolta, il trasporto e la distribuzione dei prodotti (vedi il centro BuonMercato sorto a Corsico).

Vincenzo Vasciaveo, del Gas di Baggio, tra i promotori del Distretto di Economia Solidale del Parco Agricolo (www.desrparcosudmilano.it) dice: “Stiamo dimostrando che è possibile produrre e distribuire a prezzi trasparenti e accessibili cibo di qualità. Ma ciò che conta sono le motivazioni per cui lo facciamo: piccolo, biologico e locale significa riprendere il controllo sulle nostre vite”.

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* Paolo Cacciari è autore di articoli e saggi sulla decrescita e sui temi dei beni comuni. Il suo nuovo libro, Vie di fuga (Marotta&Cafiero) – un saggio splendido su crisi, beni comuni, lavoro e democrazia nella prospettiva della decrescita – è leggibile qui nella versione completa pdf (chiediamo un contributo di 1 euro). Questo articolo è stato inviato anche a Left.

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