
Milano, stazione centrale, martedì 2 maggio (foto i Milano in movimento)
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di Carlotta Cossutta
Sono io quella ragazza sola che deve essere difesa dal degrado in stazione centrale.
Negli ultimi anni ho preso più treni che tram e ho attraversato la stazione all’alba e a notte fonda, di corsa e aspettando treni in ritardo, legando la mia bicicletta nel piazzale o alla fermata dell’autobus sotto la pioggia. E l’ho vista cambiare: prima sono arrivati i militari, poi le barriere ai binari, poi i cancelli. Mi sono vista passare tutti i controlli forte della mia pelle bianca e dei miei vestiti borghesi, mentre dietro di me ragazze nere venivano fermate e apostrofate malamente perché non parlano italiano (e per favore, non ditemi che questo non è razzismo); mi sono sentita fischiare dietro dai militari e sono stata aiutata a rialzarmi da una caduta sulla bici da un ragazzo arabo che giocava a carte; ho ricevuto un’offerta di erba e due proposte di matrimonio; ho assistito a una rissa e ho visto due fratelli eritrei guardare con gli occhi sgranati mia sorella che cercava di capire se avessero la scabbia.
Nel frattempo ho visto i migranti che trovavano riparo nel mezzanino essere chiusi fuori, prima nell’Hub di via Sammartini (chiuso nei giorni scorsi, ndr) e ora chissà dove, in nome della sicurezza e del decoro, che dite di perseguire mentre cancellate e chiusure creano solo esclusione e disagio.
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Sono io quella ragazza sola e non vi permetterò di usare il mio corpo come paravento per operazioni come quella di martedì 2 maggio (Rastrellamenti e deportazioni alla stazione centrale di Milano), che di nuovo trasforma lo spazio pubblico in uno spazio di razzismo ed esclusione, di prevaricazione e di arbitrio. Operazioni che creano il male che dicono di voler curare.
la mia sicurezza non può che passare dalla giustizia sociale, dalle aperture, dalle condivisioni.
e dalla lotta transfemminista, capace di leggere le oppressioni intrecciate che subiamo, a partire dalle proprie non per creare steccati, ma per sapere riconosce le altre e capace di vederle anche dietro gli scudi della legalità.
Nota a margine: i confini sono artificiali, così come sono stati fatti possono essere disfatti.