di Paola Melchiori*
“Il femminismo in azione: nei movimenti, nella scuola, nell’economia, nei social network” è il titolo di un interessante ciclo di quattro incontri, a cura di Lea Melandri, promosso dalla Libera Università delle donne di Milano. Si comincia sabato 17 ottobre (ore 14,30-18,30, corso di Porta Nuova 32) ragionando con Paola Melchiori e Marco Deriu di “Femminismo, economie alternative, movimenti per la decrescita”. Di seguito, alcuni frammenti dell’intervento di Paola Melchiori (su questi temi, leggi anche Femminismo e decrescita: movimenti paralleli e/ o intersezioni? e Primum vivere, gutes Leben, buen vivir. Contiguità e distanze di parole e di pratiche). Il programma completo dei seminari è invece leggibile qui.
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“Ha il femminismo ancora qualcosa da dire, oggi, alla congiuntura attuale, a un movimento come quello della decrescita? O le caratteristiche stesse di questo movimento ‘garantiscono’ già un ‘inglobamento in esso’ dei contenuti fondamentali del femminismo?”
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Pur nella diversità dei contesti, la rivendicazione da parte delle donne del valore di un sapere che ha usato l’esperienza dei soggetti, legittimandola come conoscenza rigorosa del mondo, ha prodotto molte conseguenze. Ha significato la scoperta dei saperi del corpo, la decostruzione di paradigmi di base di molte discipline, la messa in questione delle compartimentazioni disciplinari, lo smascheramento di rappresentazioni del mondo totalmente false.
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Le conferenze della Nazioni Unite sullo sviluppo umano degli anni ottanta-novanta hanno favorito la nascita di un movimento internazionale che sopravvive ancora oggi malgrado la sua invisibilità e la sua frammentazione. La capacità di dialogo e di scambio tra donne diversissime, il coraggio di partire da sè e dalla propria esperienza ‘contro’ ogni paradigma accademico o scientifico o politico, hanno reso possibile non solo il passaggio da una cultura subalterna di resistenza a una cultura autonoma, la riscoperta di saperi perduti, ma anche nuove pratiche sociali e nuove posizioni teoriche: dalla rilettura del valore del lavoro domestico e di cura anche nei contesti produttivi del Sud del mondo, alla revisione del paradigma dello sviluppo e delle crescita illimitata, alla identificazione di quella ‘economia del dono‘ dentro cui nuota l’ economia di mercato, alle pratiche di democrazia diretta, e tra culture diversissime tra loro. Le donne si sono interrogate sulle logiche di sviluppo e dell’economia, sulla distruttività di una civiltà che tratta il pianeta come un bene illimitato, ben prima che la crisi di oggi lo mettesse in evidenza.
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Tematizzare il nascosto, il privato coperto dalla popolazione e dai ruoli femminili, ha significato far emergere, nel sociale, il livello del funzionamento patriarcale. Dove gli altri vedevano esclusione, razzismo capitalismo, noi ne ‘illuminavamo’ lo strato patriarcale. Molte delle teorie oggi correnti, come quelle legate alle economie di sussitenza, molto devono ai movimenti delle donne“.
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* Tra le fondatrici della Libera Università delle donne di Milano, ha insegnato Filosofia e Antropologia in vari ordini di scuole. Presidente di Wwifun (Wise Women International Feminist University Network), è autrice di numerosi studi di saggistica e ha fondato insieme ad altre donne la rivista Lapis.
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DA LEGGERE
È il mondo di tutti, dicono le donne Veronika Bennholdt-Thomsen
Donne, politica della prospettiva di sussistenza, decrescita e cambiamento