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I custodi dei semi

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Foto tratta da coltivarcondividendo.blogspot.com

di Paolo Cacciari*

Scambiarsi semi e piantine è una vera passione per i veri agricoltori. É così che da sempre si sono migliorate geneticamente con metodi naturali le specie vegetali selezionando quelle più adatte ai terreni, al clima, al gusto delle popolazioni dei diversi luoghi.

In tutta Italia si moltiplicano gli incontri che sono vere e proprie fiere della biodiversità. L’ultima, “Chiamata a raccolto”, è stata organizzata da Coltivar condividendo, un gruppo informale di contadini di Feltre (Belluno) con la partecipazione di migliaia di visitatori. Tra gli espositori il Consorzio della quarantina che ha esposto le sue trecento varietà di patate, Diego di Marano arrivato con una variegata collezione di mais di tutti i colori e dimensioni, Antonio Cantele con le sue mele antiche dell’Altopiano di Asiago, i trentini della Pimpinella, l’associazione per la tutela del fagiolo gialet, gli Amici dell’orto, i Salvatori di semi di Civiltà contadina e, a seguire, lunghi banchi di vasetti e bustine di semi autoprodotti da privati contadini e liberamente riproducibili.

L’associazione nazionale Rete semi rurali (www.semirurali.net) tiene il calendario delle iniziative che culminerà al Leoncavallo a Milano, il 21 e 22 marzo, con un incontro internazionale: “Seed Vicious, Semi di resistenza. Per un’agricoltura contadina libera da monopoli. Per una distribuzione dei prodotti della terra e del cibo diffusa e autogestita”, in aperta contestazione all’Expo (www.laterratrema.org, leggi anche il Manifesto per la terra).

Incontriamo Tiziano Fantinel, infaticabile propugnatore dell’agricoltura contadina di montagna: “Senza le piccole aziende diffuse la montagna sarebbe ancora più spopolata e devastata”. Assieme all’amministrazione comunale di Feltre coltiva il sogno di creare un distretto rurale delle produzioni di qualità biologiche difeso dai regolamenti comunali di polizia rurale, coinvolgendo le scuole di agraria, per arginare l’invasione delle coltivazioni intensive e chimicizzate di monoculture di vino prosecco e di meleti. Scambiarsi semi è anche un atto di disubbidienza all’agroindustria biotech e alla immonda pratica della brevettazione delle specie viventi, vegetali ed anche animali. Il seme è un simbolo della rigenerazione della vita e della libertà. Le sementi sono doni della natura, beni comuni. “La loro mercificazione è un oltraggio. L’atto di custodire i semi è un atto politico”, ha detto una volta Vandana Shiva.

 

* Paolo Cacciari è autore di articoli e saggi sulla decrescita e sui temi dei beni comuni. L’articolo di questa pagina è stato pubblicato anche su Left. Il suo nuovo libro, Vie di fuga (Marotta&Cafiero) – un saggio splendido su crisi, beni comuni, lavoro e democrazia nella prospettiva della decrescita – è leggibile qui nella versione completa pdf (chiediamo un contributo di 1 euro), chi è a Roma e preferisce la copia cartacea può scrivere invece a info@comune-info.net.

 

DA LEGGERE

Quasi quasi mi faccio una banca. Di semi

Preservare le specie locali ci regala un mondo più bello e più vario

Seminiamo fagioli, canapa e libertà

Belluno: ribellione per la biodiversità e contro l’agro-business (ARTICOLO E VIDEO)

 


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